Comunicazione e cultura: proseguendo nella nostra “ricognizione”, abbiamo intervistato sul tema Bruno Fornara, critico cinematografico, direttore della rivista Cineforum. Fornara, che recentemente ha preso parte a Reggio Calabria alla cerimonia di consegna del premio “Grande”, promosso dal circolo del cinema “Charlie Chaplin”, inaugura anche una serie di interventi che questo sito intende dedicare al tema della critica cinematografica.
La domanda di partenza è quella consueta: qual è oggi, secondo lei, il rapporto tra comunicazione e cultura?
“In generale non mi sembra sia un gran periodo per la cultura, sui mezzi di comunicazione di massa soprattutto. Si parla sempre molto male della televisione, in realtà però credo anche che siano diffusi moltissimo alcuni canali che rendono la cultura, per chi la vuole avvicinare, molto più avvicinabile. Per esempio, sia la rete, sia i dvd permettono di avere in casa tutta la storia del cinema, tutti i film immaginabili. Quindi, c’è questo doppio canale: i canali ufficiali non sembrano abili nel trovare un modo di far cultura che sia recepito da tutti quelli, che sono un numero immenso, che usano i canali normali; invece, chi va a cercarsi la cultura sostanzialmente la trova, non è più neanche necessario andar molto lontano. E’ vero che i nuovi mezzi di comunicazione sono entrati in funzione da pochissimo, però questa seconda strada è ormai sempre più spianata”.
Dunque, lei è a favore dell’utilizzo delle nuove tecnologie?
“Questo rapporto così diretto con le fonti, di informazione, approfondimento, di ragionamento, è fondamentale”.
Parlando, in particolare, di critica cinematografica, come vede la situazione?
“Sono una ventina d’anni che si rimpiange il tempo perduto, quando i giornali contenevano le terze pagine culturali, gli elzeviri, le critiche cinematografiche avevano a disposizione 10mila battute per parlare di un buon film. E’ indubbio che lo spazio sui quotidiani si è di molto ridotto oggi, in Italia ci saranno due o tre critici che dispongono di buoni spazi su quotidiani.
Un altro discorso che può essere interessante, è quello della fine delle figure dei mediatori: una volta c’era il film presentato in televisione, c’era questo rapporto di qualcuno del mestiere che dà, a qualcuno che vuole entrare in questo mondo, delle dritte, delle indicazioni. Queste figure di mediatori, sul piano culturale e nei mezzi di comunicazione di massa sono abbastanza saltate. In televisione, per esempio, non c’è più nessuno che presenta film, rarissimamente succede. Però questo, ancora una volta, si è spostato da altre parti. Perché si può avere su dvd non soltanto il film, ma una buona presentazione del film, molto spesso ci sono i commenti del regista.
Se il livello di approfondimento scade in un certo mezzo di comunicazione, ne vien fuori un altro che invece ne approfitta e lo trovo giusto”.
Quale è adesso il ruolo del critico?
“Il percorso nel film è: il regista, il film, lo spettatore. Dove sta il critico in questo percorso? Di solito il critico, una volta, tendeva a mettersi sopra questo percorso, faceva un po’ il giudice. Una cosa così oggi è assolutamente invecchiata. Allora il critico si è messo all’interno del percorso e sta di solito tra il film e lo spettatore. A me piace di più pensare che il posto del critico sia dopo: c’è il regista, il film, lo spettatore e poi il critico. Il critico mi piace pensarlo come qualcuno che parla allo spettatore che ha già visto il film, che ha già delle idee sul film, che ci ha già lavorato sopra, che magari conosce il regista, sa che il film è un film da vedere e che poi dice: “ah, ecco, il tal critico mi interessa, mi piace, vado a vedere che cosa ha scritto”. Ecco, un rapporto così, secondo me, è il luogo giusto della critica, è il posto in cui mi sono quasi sempre messo. Ogni tanto ci si può mettere in un altro posto che mi piace, tra il regista ed il film: mettiamo che lo spettatore non sappia niente di quel film e io vado dal regista e parlo con lui del suo film, dopo che l’ho visto. E’ il posto dell’intervista: che non serve tanto per dare il mio giudizio sul film come critico, ma al regista per parlare del suo film, per dirci cosa ha fatto”.
L’attenzione dei giovani, anche sui blog, verso il cinema dimostra che l’interesse nei confronti della critica non è mai finito…
“Di questo sono certissimo. Da molti anni faccio parte della giuria del premio “Ferrero”, c’è sempre tanta gente, tanti ragazzi, che scrivono sui film, ed anche bene. Mi meraviglio sempre, la passione per la critica c’è ancora”.