I film di Gianni Di Gregorio, regista/autore/attore romano, parlano di sempre di vita quotidiana, di persone comuni, di situazioni che potrebbero capitare più o meno a chiunque. È stato sempre così, dal folgorante debutto con “Pranzo di ferragosto”, nel quale l’autore stesso si ritrovava per quella data festiva in una Roma deserta a casa con la mamma ultranovantenne e le amiche di questa, coetanee, fino al suo penultimo, quel “Lontano lontano” in cui – splendidamente coadiuvato da Giorgio Colangeli e dal compianto Ennio Fantastichini – tre pensionati decidevano di mettere insieme i (pochi) fondi individuali e trasferirsi in un posto esotico a trascorrere la vecchiaia. Con “ASTOLFO”, passato oggi alla Festa del Cinema di Roma, il buon Di Gregorio ci porta nella vita (quasi) normale di un ex professore che, sfrattato dalla sua casa di Roma, è costretto a tornare al paese natio dove possiede un’antico palazzotto di famiglia, disabitato da anni ma con alcuni vani“usurpati” dal prete locale. Lì troverà dei nuovi amici, strambi ma di buon cuore, e soprattutto conoscerà la vedova Stefania (un’incantevole Stefania Sandrelli) che suo malgrado gli farà battere il cuore. Anche stavolta Di Gregorio racconta una storia semplice, ben scritta e ottimamente interpretata soprattutto dai comprimari, con la delicatezza che lo contraddistingue. Ci aggiunge anche una piccola storia d’amore della terza età, descritta con pudore e infinita dolcezza, e pertanto ancora più credibile. Tra momenti divertenti e altri più toccanti, con dialoghi brillanti e personaggi simpatici, contrappuntati dalle perfette musiche di Stefano Ratchev e Mattia Carratello, il film scorre via con un buon ritmo, donando la stessa sensazione di un bel sorso di acqua fresca in un giorno di afa estiva. In uscita il 20 ottobre.
Francesco Arcudi