Dopo “A star is born” Bradley Cooper torna alla regia, presentando alla Mostra del Cinema di Venezia il suo nuovo progetto, sulla vita del grande musicista e direttore d’orchestra Leonard Bernstein. “Maestro” è un’opera maestosa già dal titolo, in passato progetto di Martin Scorsese, che ne è infatti il produttore, insieme a Steven Spielberg e allo stesso Cooper. Vediamo il grande Maestro all’inizio della sua carriera, al suo primo incarico alla direzione di un’orchestra a causa dell’ improvvisa indisposizione del titolare, nel momento in cui è un giovane di belle speranze, che ha una storia con un altro ragazzo. Lo seguiamo nel suo incontro con Felicia (Carey Mulligan) – la ragazza di cui si innamora e che gli starà accanto per tutta la vita – nella costruzione di una famiglia e di una carriera impressionante, nelle sue “scappatelle” (di cui la moglie è al corrente) con altri uomini. Il tutto è raccontato dallo stesso Bernstein anziano ad una troupe televisiva attraverso un lunghissimo flashback, tra bianco e nero e colore. Un “classico” biopic americano, diremmo, con uno sviluppo piuttosto convenzionale, ma che non annoia anzi coinvolge abbastanza. Merito del make-up, degli accurati costumi e delle scenografie, ma soprattutto di una buona regia di Cooper che fa un bel salto di qualità dal film precedente. Basti la carrellata iniziale dalla stanza del protagonista al teatro vuoto e viceversa per capire la crescita di Cooper e la sua totale dedizione al progetto. Quanto agli interpreti, se “Lenny” è restituito da Cooper con un’aderenza totale al personaggio, è la figura della moglie che è resa magnificamente da una Carey Mulligan in stato di grazia. Nonostante un sottofinale un po’ melenso un film tutto sommato godibile, e di questi tempi non è poco.
Francesco Arcudi