Quando il calabrese sbarca all’estero…
Non parliamo solo di una “persona calabrese”, ma del dialetto, anzi della lingua calabrese. Quella utilizzata da Saverio La Ruina (nella foto a lato) nelle sue ultime produzioni teatrali. Quella che ha dato una musicalità, un tono particolare, un’essenza unica a “Dissonorata” e “La Borto”. Questo calabrese, questo dialetto della provincia cosentina è arrivato a Grenoble, in Francia, per raccontare una storia al femminile, che non ha confini. Le solitudini, il dolore, le vicende che La Ruina riesce a descrivere anche grazie al suono di quella lingua arrivano al cuore degli spettatori non avvezzi a quel suono, nonostante non ci siano sovratitoli.
E La Ruina lo conferma: gli spettatori in Francia, afferma, “sono rimasti affascinati dalla partitura gestuale del personaggio, dalle emozioni che passavano attraverso i gesti, le espressioni, le sfumature vocali, ma tanto anche dalla musicalità del testo, che hanno vissuto come una vera e propria partitura sonora. Un po’ come succede a certi turisti stranieri o del nord che rimangono incantati ad ascoltare racconti di donne calabresi, rapiti dalla loro espressività e immediatezza, dalla verità del loro dialetto, da una genuinità, una spontaneità, una verità che passa senza filtri e che si impone ai loro occhi e alle loro orecchie”.
“Dissonorata”, La Ruina e quella lingua sbarcano nei teatri francesi (dopo essere approdati, in precedenza, a Bellinzona, Londra, Dublino, Zagabria, Spalato). E successivamente toccheranno altri porti teatrali, anche oltreoceano, in Argentina.
E da oltreoceano, ma in questo caso dagli Stati Uniti, arrivano i successi di un altro artista: parliamo del direttore della fotografia di Avatar, Mauro Fiore, nato a Marzi, in provincia di Cosenza, e trasferitosi in Usa, a sette anni, insieme alla sua famiglia. Qui l’inizio di un percorso nel mondo del cinema che adesso lo sta portando in cima a questo mondo, grazie anche alla partecipazione a questa pellicola che sta superando ogni record.
E non sono che due esempi.
Insomma, quando il teatro calabrese varca i confini, oltre che della nostra regione, anche dell’Italia, e quando – più in generale – la creatività artistica calabrese conquista il mondo, è una vittoria per tutti, una vittoria della cultura.