Quando il mito diventa arte: ed il mito che trova in Reggio la sua culla diventa arte nelle opere che piccoli e grandi allievi dell’artista Nietta d’Atena sono riusciti a creare. Queste opere sono diventate una mostra che è un percorso nel mito stesso, nella storia e nella leggenda, nell’animo umano, nell’attualità riletta alla luce del mito. Una mostra che ha dato la possibilità ai tanti visitatori di ammirare dipinti, sculture, disegni, frutto di grande sapienza tecnica e creativa, ma che sanno anche trasferire emozioni fatte proprie dagli allievi.
Una mostra che colpisce ed affascina, dunque, quella realizzata dalla scuola “Kaleidos” ed ospitata presso i locali della Provincia: un’esposizione dal titolo, appunto, “Reghion e le radici del mito”, che si snoda tra quadri, sculture, dipinti su vetro, varie tecniche che si intersecano per fare rivivere storie ed emozioni.
Un viaggio, come viene spiegato nella nota introduttiva alla mostra, “attraverso la mitologia greca per riscoprire le origini della nostra bella Reggio”, un viaggio “che ha coinvolto mente e anima di ogni partecipante. Questa mostra rappresenta il punto di arrivo di questo percorso, fatto da adulti e bambini, alla ricerca di simboli mitologici che abitano il nostro inconscio, personale e collettivo, per coglierne i significati filosofici, antropologici e psicologici. Rappresenta anche il desiderio di condividere tutto questo con un pubblico di ogni età, per conoscere meglio le radici e l’essenza stessa della nostra città, per poterla capire ed amare ancor di più riscoprendo l’orgoglio di essere cittadini di Reghion”.
Ed è un viaggio suggestivo, in cui varie figure, varie interpretazioni, varie suggestioni si susseguono: da Athena a Tritone, al Cavallo di Troia, da Polifemo alla Fenice, a Dafne e Apollo. Tanti miti, che rivivono con colori vividi, con immagini raffigurate su sfondi che a tratti sembrano a noi familiari; o, come per la Leda e il cigno, attraverso una scultura originale e di raffinata bellezza; o come Amore e Psiche riflessi in uno specchio. O come nella rilettura attuale di un mito antico, ovvero la Medusa che, oltre che maschera scolpita, viene rappresentata in un dipinto come moderno mostro, ovvero quella tv che cerca di avviluppare lo spettatore, di ipnotizzarlo, di cambiare la sua mente. Una rilettura suggestiva, accompagnata da una poesia (firmata dalla stessa autrice delle opere, Pina Crea), che sintetizza un percorso attraverso l’arte che non ha confini.