“Io & George” è stato uno dei programmi più innovativi degli ultimi anni, con un linguaggio che ha unito racconto, documentario, emozioni e verità, in un viaggio in cui la cultura è lo strumento per conoscere di più se stessi ed il nostro Paese: forte di questa bellissima esperienza, la casa di produzione Pesci Combattenti ha deciso di proseguire questo percorso, con il docufilm “Nessuno può volare” (andato in onda su LaEffe), con gli stessi protagonisti, la scrittrice Simonetta Agnello Hornby (anche autrice – insieme a Cristiana e Riccardo Mastropietro e Giulio Testa – del soggetto del programma, scritto con Virginia Di Marno) ed il figlio George, costretto su una sedia a rotelle a causa della sclerosi multipla. Anche in questo caso, il viaggio tra le opere d’arte, i monumenti, la cultura italiana, diventa strumento, a tratti metafora, per descrivere un percorso interiore, di conoscenza, di bellezza, in cui anche l’arte “imperfetta” ci dà modo di capire, di comprendere, al di là di un’idea, di una contrapposizione perfezione/imperfezione che, fin dalle prime battute, viene a cadere: come davanti ad un quadro, autentico capolavoro che gioca sull’imperfezione, che è solo frutto di una prospettiva, ovvero dall’imperfezione – che, come il suo contrario, è negli occhi di chi guarda – nasce l’arte.
Seguiamo, così, ogni attimo di questo viaggio, in cui madre e figlio si raccontano, insieme e singolarmente, parlando di se stessi e della loro vita, in rapporto a quella cultura che è stata ed è parte integrante, fondamentale delle loro esistenze e che dà linfa anche ad un rapporto speciale, intenso ma rispettoso delle identità, tra sentimenti forti e necessità e desiderio di autonomia, in quella che la scrittrice definisce quasi una nuova crescita del figlio.
Un viaggio nell’arte e un viaggio per comprendere la disabilità oggi, anche attraverso il modo in cui l’arte l’ha descritta e raccontata nel passato e attraverso la storia. Vediamo e sentiamo parlare George della sua vita quotidiana ed incontrare alcune persone che, come lui, affrontano la vita superando le difficoltà della disabilità, tra i limiti che ogni giorno vengono posti, ma soprattutto puntando sulla forza, sull’arte, sullo sport e sulla natura come strumenti per affrontarli. Per la Agnello Hornby, la grande forza è la scrittura, che diventa il filo conduttore di questo viaggio, anche visivamente, con quegli appunti inquadrati ogni sera ed ogni mattina. Scrittura insieme ad emozione, arte, intelligenza e grande ironia: gli stessi elementi che contraddistinguono la personalità di George e che fanno sì che pure questo percorso – e con esso il programma – costituisca qualcosa di unico. Il linguaggio innovativo, infatti, come nella precedente trasmissione, è fondamentale: non c’è mai retorica, c’è verità senza ricerca di emotività; non c’è mai una rappresentazione scontata, un racconto già visto: il linguaggio visivo si basa su una costruzione, su una scrittura drammaturgica che coinvolge senza premere mai il pedale dell’emozionalità, ma dosa alla perfezione i toni ironici british, ma anche siciliani, la forza dei temi, sfiorando con delicatezza questo rapporto madre-figlio intenso e dolce. E’ lo stile che poi la scrittrice trasmette nelle sue opere: non a caso, questo percorso è stato sviluppato anche attraverso un libro, dallo stesso titolo, “Nessuno può volare”. Quel titolo che, alla fine, George sembra smontare: perchè ci sono persone che hanno un’interiorità che valica limiti e difficoltà. Ed è per questo che qualcuno, come George, può – fisicamente come nel finale, ma soprattutto con la propria forza e la propria curiosità e intelligenza nel guardare il mondo – andare oltre ciò che nessuno potrebbe fare: può davvero volare.