Trasferta tutta romana per Giuseppe Livoti, presidente storico del sodalizio reggino Laboratorio delle Arti e delle Lettere Le Muse che, in qualità di critico d’arte e direttore della P.A.G. – Pinacoteca Area Grecanica di Bova Marina, è stato chiamato dall’artista Mariella Malara al finissage della mostra personale “I sogni di Maria Malara”.
Il prestigioso appuntamento sarà esattamente venerdi 17 marzo, alle ore 17,30, presso la nota Galleria D’Arte “Il Laboratorio” di via Del Moro a Trastevere, noto spazio culturale romano e luogo in cui artisti di chiara fama presentano al mondo dell’arte il loro operato.
L’artista Malara, nota anche negli ambienti calabresi – dichiara Giuseppe Livoti – ormai appartiene all’humus della scuola romana, ma la Calabria sua terra natia è sempre un costante riferimento come dimostra la donazione, lo scorso anno, di una via crucis pittorica in permanenza presso la chiesa di San Nicolo in località Croce Valanidi. Le stazioni, di ispirazione verista, realizzate con la tecnica dell’ olio su tavola, arricchiscono con il loro valore, l’edificio di culto di grande importanza storico artistica, edificio ubicato su un blocco roccioso alla fine del 1600. L’opera è stata un “atto d’amore” nei confronti della terra di origine dell’artista, poiché nata nella zona del Valanidi ed inoltre ha rappresentato una vicinanza della famiglia Malara all’intera cittadina, poichè 50 anni fa il padre dell’artista progettò ed edificò delle piccole cappelle realizzando così un piccolo “Golgota” ancora oggi praticabile.
Venerdi l’occasione della personale dell’artista con le sue ultime produzioni, porta Livoti in trasferta a continuare la sua attività di promozione e divulgazione di personaggi che attraverso l’arte comunicano anche il cromatismo mediterraneo nel loro itinerario, come dimostra la pittrice in questione, animata da luoghi della memoria estrapolati dalla nostra via marina o ancora dalla nostra storia magnogreca.
Nel catalogo Livoti scrive della pittrice che la stessa è artista del tempo attuale. Lo fa e lo è mediante un vero e proprio itinerario che, nel tempo, ha tracciato la sua identità di donna che trova, nel mediterraneo senso del cromatismo, una sua ricerca identitaria.
I luoghi hanno sempre animato il suo viaggio: quello della memoria che la riporta, attraverso la figurazione, al mondo degli affetti, alla magia dell’infanzia e quello della trascendenza che l’ha condotta a superare la realtà fisica.
Un Fiabesco rimasto nascosto nelle segrete della sua identità emerge oggi, dopo avere percorso la via della fede, attraverso la connotazione del sacro in icone – via crucis di rievocazione religiosa o, ancora, in paesaggi delle piccole cose. I sogni cedono il posto alla pittura e l’artista è consapevole di cogliere l’attimo. Il divino è atmosfera ed avviene nella convenzione illusoria della pittura l’elaborazione di quel profano sacro senso dell’umano immanente che avvolge il trascendente.
Emerge, in tutto, la Vita in pagine pittoriche, sedimentate, disegnate, rielaborate in momenti di tensioni emotive, quella Vita e quei sogni “…fogli di uno stesso libro. Leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare.” –(Arthur Schopenauer)