“La festa della donna quest’anno è stata celebrata dalla sezione FIDAPA BPW Italy di Villa San Giovanni presso i locali del Circolo Culturale” La Belle Epoque”, fiore all’occhiello della città. Un nutrito gruppo di soci delle due associazioni, amici e cittadini sensibili agli avvenimenti culturali, ha letteralmente riempito la sala , confortando così la scelta dei due direttivi di ricordare l’8 marzo con eventi che esulano da mode e celebrazioni obsolete ed effimere.
In effetti si è trattato di un evento culturale di ampio respiro, che ha visto la serata animata da letteratura e musica, nella persona del protagonista Giuseppe Nicolò, scrittore reggino conosciuto in Italia e all’estero, nonché grande appassionato di musica lirica e collezionista di grammofoni antichi. La FIDAPA ha voluto infatti presentare il suo libro, “CIC l’ultima missione”, per la sua particolare attualità”.
“Ha introdotto la serata la prof.ssa Maria Rosaria Alampi , cerimoniera della Belle Epoque, ricordando la giornata particolarmente importante per le donne di tutto il mondo, che non devono mai abbassare la guardia nel difendere la propria persona ed il proprio valore di individuo di fronte alle tante violenze che quotidianamente cercano di svilire ed avvilire il suo essere cittadina consapevole, lavoratrice impegnata nei vari campi, madre, compagna, figlia sollecita e disponibile.
Ha preso poi la parola la presidente della FIDAPA sez. di Villa San Giovanni, ing.Stefania Basile, salutando il pubblico in sala ed introducendo lo scrittore Giuseppe Nicolò, persona vicina all’associazione in varie occasioni celebrative di eventi con la sua musica. La presidente ha tratteggiato la personalità poliedrica, con interessi che spaziano in vari campi, la sua vasta cultura, poi si è soffermata sulla data di pubblicazione del libro, luglio 2015, perché particolarmente significativa ai fini dell’intreccio narrativo. È stata poi la volta della prof.ssa Anna Maria Delfino, già presidente della FIDAPA di Villa San Giovanni, che ha letto alcuni passi significativi del romanzo, quindi la parola è passata alla prof.ssa Giovanna Ferrante, socia e componente della commissione arte e cultura della sezione, per relazionare sul romanzo.
La relatrice ha puntualizzato che l’autore ha sì finito di scrivere il suo romanzo, una vera e propria spy story, nel 2015, ma lo aveva iniziato a scrivere già qualche anno prima quando l’Europa sembrava fuori dagli obiettivi terroristici”.
“È intervenuto dunque l’autore, che ha illustrato con efficace capacità mimetica situazioni e personaggi del suo libro, portando poi il discorso sui suoi viaggi in giro per il mondo, in paesi che fanno da sfondo alle vicende narrate.
Ecco la trama del libro: Nel romanzo il protagonista è uno 007 italoamericano di origini calabresi Joseph Coolin, chiamato dalla CIA ad individuare e sconfiggere una setta chiamata Hashishiya che ha compiuto gli attentati proprio nelle stesse città (e non solo in quelle ma in altre nel mondo) in cui due anni dopo sono realmente avvenuti. La spy story si snoda con ritmi serratissimi attraverso i paesaggi più variegati, dal deserto di Rub’al-Khali e dalla città sepolta di Iram dalle mille colonne, alla città di Reggio Calabria, dalla costa ionica calabrese all’Aspromonte, agli Emirati Arabi, all’Indonesia, intrecciandosi con le diverse associazioni criminali operanti nel mondo e con gli interessi economici dei governi che vedono in questi attentati e il conseguente crollo dei commerci, la fine dei loro profitti. La narrazione si sviluppa attraverso registri linguistici i più disparati: da quello realistico e crudo, oltre che tecnico proprio della spy story (armi, mezzi militari, satelliti, codici, descrizioni di morti efferate), a quello più elegiaco e lirico del ricordo e dell’amore per la propria terra e la propria donna. Si, Joseph incontra proprio a Reggio la figlia (ignara delle attività del padre) della “mente “organizzatrice degli attentati. Nasce tra i due una storia d’amore intensa e appassionata, incontenibile come un fiume in piena che investe la vita dei due innamorati che per la prima volta si ritrovano a vivere un amore vero, struggente, ma anche drammatico nella sua oggettiva realtà: un ciclone (CIC appunto) che travolge la loro vita e che li trascina in un vortice di cui non si può vedere la fine. L’epilogo della vicenda è sì risolutivo del problema terrorismo, ma anche inaspettato e drammatico, denotandosi come estremo tentativo di eliminare il male del mondo in qualunque veste esso si presenti e spiega il titolo del romanzo.
A conclusione di serata Giuseppe Nicolò ha fatto ascoltare alcuni pezzi cantati dal grande Enrico Caruso da vecchi dischi originali e le note e la voce indimenticabile del tenore esce dall’antico grammofono potente ed insieme dolce, facendo rivivere melodie e suoni di altri tempi ma che esprimono sentimenti eternamente presenti nell’animo dell’uomo”.