Inaugurata, presso la Sala d’arte Le Muse, in occasione della manifestazione “Riti e rituali”, la personale di pittura dell’artista campano Gianpaolo Arionte, che si potrà visitare fino a mercoledì 8 febbraio.
Durante la serata si è parlato di “come nella vita di ogni giorno l’uomo sia sottoposto a ritualità che a volte scandiscono il nostro tempo, mentre altre ci sottopongono ad operazioni sia mentali che fisiche ripetitive, legate a tradizioni uguali a se stesse”.
Tra gli interventi, quello del neuropsichiatra Giuseppe Cartella, che ha sottolineato “come i riti permettono di orientarci nel mondo e creano al tempo stesso regole in ogni ambito della nostra vita”; quello dell’avvocato Giovanna Manganella, che ha raccontato la storia della sua famiglia attraverso ritualità ormai desuete: il momento del thè e del caffè con arredi d’epoca per la tavola tra ‘800 e ‘900, stoviglie, ceramiche, cristalli, maioliche raffinate, tazzine anche di gusto orientale cifrate con le iniziali di famiglia provenienti da Faenza, oltre ad oggetti particolari come un decapita uovo di fine Ottocento. Mariella Trombetta, esperta in filosofie orientali e rituali legati all’estetica del sentirsi bene e allo yoga, si è soffermata sulle vibrazioni che il nostro corpo emette e come ci siano dei collegamenti anche con le pietre magnetiche o con gli odori che servono per il nostro umore, come l’aromaterapia. E ancora, gli interventi di Monica Falcomatà, delegata alla cultura del Comune di Reggio Calabria, e di don Giorgio Costantino.
Quindi, il presidente dell’associazione Le Muse, Giuseppe Livoti, in qualità di critico d’arte, ha presentato l’attività artistica di Gianpaolo Arionte, giovane napoletano che, con la sua pittura, dopo i successi della Biennale di Sondrio, “continua a promuovere un bagaglio iconografico che parla di interiorità e silenzio. Arionte – ha sottolineato Livoti – proviene dall’Accademia di Belle Arti di Napoli, sotto la guida del prof. Salvatore Provino, il quale ha insegnato al giovane artista una tecnica dai colori squillanti e vibratili con una sicurezza che si nota nelle tele in un dipanare emotività nascoste. Le figure degli elfi, spirito-genio della mitologia norrena, sono emblemi di una rappresentatività che attrae l’artista: i suoi volti guardano, osservano, cercano, si incantano in quella ricerca dell’uno, nessuno, centomila pirandelliano all’insegna della versatilità dell’uomo di oggi”. “Una mostra – ha concluso il curatore Livoti – che costituisce un tassello per riscoprire i fermenti artistici del sud che con Arionte ha un suo nuovo rappresentante”.