Si svolgerà dal 5 (inaugurazione alle ore 18) al 19 dicembre, presso il Foyer del Teatro “Cilea” di Reggio Calabria, la Personale della pittrice Rita Alleruzzo.
A segnalarcerlo è Gaetanina Sicari Ruffo, che ha curato la presentazione della mostra, di cui di seguito riportiamo un estratto.
“Non poteva mancare in questa ultima fatica della Alleruzzo una sensibilità tutta femminile ed uno squisito cesello di colori e luce per caratterizzare quello che ormai è un suo tratto fondamentale di rappresentazione del mondo naturale. I suoi temi, ricorrenti per altro anche in altre mostre nazionali ed internazionali, sono molto semplici: paesaggio mediterraneo, case, alberi, mare, luna, sole, cielo, ma disposti in modo da riflettere un complesso colloquio con l’io più segreto dell’autrice. D’altronde non c’è da stupirsi. Che cos’è l’arte se non questa magica disposizione di rappresentare, come dice Argan nel suo testo “ Arte moderna”, una sintesi di simbolo e realtà corporea, di volume, linea, colore , aprendo nuovi squarci di raffigurazione alla mente e stimolando contemporaneamente se non risposte almeno quesiti per intendere la radice delle cose? Chi siamo, da dove veniamo? Che cos’è l’energia diffusa nel cosmo? La pittrice non nasconde la sua naturale ispirazione a riflettere su queste forme elementari della conoscenza e affidare il suo estro ad un’intensa scala cromatica ed alla luce che ha un suo specifico significato. Guardando infatti le varie partiture dipinte si evince una grande festosità ed una vivace gaiezza che cattura l’energia vitale e lo splendore delle forme. L’animo è in festa e l’occhio guarda dall’alto verso il basso, indica una direzione significativa dal finito verso l’infinito, ma senza raggiungerlo, semplicemente intuendolo. La tecnica adoperata, quasi a mosaico, da concreta diviene più tenue, in una sorta di vicinanza -lontananza che si estende ben oltre l’orizzonte. Sembra quasi che la pittrice voglia rappresentare dall’esplosione primigenia del big -bang iniziale la nascita del creato nella molteplicità del suo apparire e del suo consistere. Tali forme non si coagulano attorno ad una realtà umana, anche se le opere dell’uomo sono ben visibili nelle case, negli orti, nelle finestre, nei suoi manufatti, ma assumono una loro significazione nel contesto d’una visione che è incisiva e vorrebbe preludere all’Armonia che tutto governa. Ben due tele infatti portano questo nome: Armonia che è l’auspicio di provarla anche interiormente come tregua del diuturno combattere”.
Gaetanina Sicari Ruffo