L’Oscar a Mauro Fiore inorgoglisce l’Italia e la Calabria. Una bella storia, quella del giovane direttore della fotografia di Avatar, partito da Marzi, in provincia di Cosenza, a sette anni, insieme ai suoi genitori, e che poi, quando la sua famiglia rientrò in Calabria, decise di fermarsi in America e di seguire il suo sogno. Una storia che adesso stanno riportando con interesse tutti i media, ma di cui avevamo già parlato qualche mese fa, prima della candidatura (come alcuni giornali, fra i primi FilmTv) evidenziando il talento dei calabresi, che travalica anche i confini della nostra regione e del nostro paese.
Così come rimbalza su tutti i giornali anche la vittoria, per la colonna sonora, di Michael Giacchino, di origini italiane, di cui anch’egli va orgoglioso.
E, dunque, il dato che andrebbe sottolineato, oltre all’importante vittoria di Fiore e di Giacchino, è anche il fatto che tanti italiani, magari poco noti in Italia (come dire, nemo profeta in patria), erano candidati quest’anno. Giovani italiani e ragazzi di origini italiane che in America sono riusciti ad avere una loro affermazione. Forse un aspetto da rimarcare sarebbe questo, ovvero il fatto che questi artisti, così giovani, riescano ad avere un riconoscimento importante del loro talento ed un’opportunità di esprimersi.
Dunque, un dato che andrebbe evidenziato è proprio quello della nascita di una nuova generazione di talenti, italiani o di origini italiane, di cui fanno parte anche Alessandro Camon (candidato per la migliore sceneggiatura), Anastasia Masaro (migliore scenografia), Marco Beltrami (candidato per la migliore colonna sonora), e ancora Dario Marianelli (che nel 2008 vinse l’Oscar per la migliore colonna sonora per “Espiazione”), o il giovane disegnatore Angelo Libutti, che da Roma è approdato alle maggiori case di produzione amricane, di tanti giovani, insomma, che stanno contribuendo a creare il nuovo cinema mondiale e cui forse occorrerebbe guardare con sempre maggiore interesse.