Bronzi di Riace: dopo mesi di ansia, giunge qualche settimana fa la notizia. Ovvero, i due guerrieri restano a casa, cioè a Reggio, e qui verranno restaurati. Saranno ospitati a Palazzo Campanella e potranno continuare ad essere visibili al pubblico, proprio durante le fasi di restauro. E, insieme ad essi, anche altri importanti reperti in precedenza custoditi nel Museo nazionale della Magna Grecia, oggi in fase di ristrutturazione.
Una buona notizia, dunque. Ma, adesso, occorre guardare avanti.
Questo, forse, il tema su cui si dovrebbe maggiormente discutere: come valorizzarli, come farli divenire, davvero, autentico volano di sviluppo.
Come comunicare, dunque, anche in questo caso la cultura?
Quello del restauro potrebbe essere un momento da “sfruttare” in questa chiave: creando un evento culturale attorno al restauro stesso, alla particolarità di un restauro che avviene “in pubblico”, come si è fatto a Roma per l’opera di Caravaggio. Creare un nuovo circuito artistico-culturale attorno a questa iniziativa, destinata ad un pubblico sempre più vasto, anche a chi si avvicina per la prima volta a queste o ad altre opere, o a chi vuole vederle in una nuova veste, oppure unire il momento scientifico alla scoperta del patrimonio culturale che Reggio conserva. Per dare il “la” ad un nuovo percorso turistico-culturale.
E, come peraltro sta facendo la nuova soprintendente, guardare anche al “dopo restauro”, alla collocazione dei reperti. Insomma, sfruttare una fase, per così dire, di “stasi”, come quella della chiusura del Museo, per creare una alternativa che sia il punto di partenza di nuovi progetti.